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Teatro Malibran

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Il Teatro Malibran fu edificato dai fratelli Grimani di Santa Maria Formosa in soli quattro mesi alla fine del 1677, dove sorgeva l’antica dimora di Marco Polo.

Che attesta questa considerazione anche la vicinanza della Corte del Milion. La destinazione d’uso fin dall’inizio concepita, era essere il palcoscenico di rappresentazioni liriche per eccellenza a Venezia, e così fu, tant’è che venne definito "il più grande, il più bello e il più ricco della città" (J.C. de Cramailles, 1683) nonostante vi fossero ben 18 teatri in città.

Poco noto il progetto originario, ma le poche testimonianza ritrovate, rivelano che era dotato di cinque ordini di palchi, ciascuno composto di 33 palchi disposti a ferro di cavallo. Nel corso del 1700 subì però una trasformazione e l'intero impianto teatrale venne trasformato per aumentarne la capienza, ciascuno dei cinque ordini di palchi venne costituito con 40 palchi ciascuno, assumendo una configurazione ad U.

Il teatro quindi fu ristrutturato non proprio a regola d’arte nel 1756 e iniziò lentamente la sua decadenza come luogo eletto. Si propose di ripristinare la forma originaria a farro di cavallo per favorire il ritorno all’originario splendore, per migliorare l’accesso allo stesso e per favorire le necessità di autorappresentazione della società borghese del tempo, ma l’inglobazione nel tessuto urbanistico circostante non lo permise, rimanendo luogo appartato, come consuetudine degli antichi teatri veneziani.

Nemmeno l’ultima ristrutturazione del 1919, che ci ha consegnato il teatro come lo conosciamo oggi, è riuscita in questo intento. Il progetto del 1919 dell'ing. Donghi, interpretò la struttura fisica preesistente sfruttando la forma allungata del lotto, al fine di ricavare due gallerie davanti alla scena; per compensare questo allungamento della sala teatrale, si allargò la sala stessa, cosa che ha comportato la costruzione dei corridoi a sbalzo sul rio di San Giovanni Grisostomo e l'occupazione edilizia della calle laterale.

Dopo questo rinnovamento, l’attività del Teatro Malibran, il cui nome fù attribuito nel 1835 dal nome della grande cantante che qui aveva cantato la Sonnambula, proseguì per tutta la prima metà del ventesimo secolo, alternando opera, operetta e spettacoli cinematografici.

Con l'acquisto del teatro da parte del Comune di Venezia nel 1992, ha avuto inizio una nuova fase per il Malibran: il restauro del tetto avrebbe dovuto essere il punto di partenza di un progetto estremamente complesso, finalizzato a risanare lo stabile in ogni sua parte e a modificarne le strutture, in particolare allungando la galleria e ampliando i palchi, potenziando così la macchina scenica.

Questo progetto così grandioso però, venne accantonato a favore del mantenimento dell’impianto originario, quando, nel 1996, il Teatro La Fenice subì il grande incendio che ancora oggi tutti ricordano. L’uso del Teatro Malibran si rese quindi indispensabile, il progetto di restauro venne rivisto ed approvato in tempo brevissimi.
Questo progetto contemplava anche l’ampliamento della fossa orchestrale con realizzazione di una vasca sotterranea di tenuta per l’alta marea, che a Venezia, in particolari periodi dell’anno e in talune condizioni metereologiche, può colpire la città. Durante gli scavi furono rinvenuti reperti archeologici di rilevanza, risalenti al V secolo dopo Cristo e resti murali delle fondamenta della casa della famiglia Polo.

Per quanto riguarda le decorazioni interne del Malibran, esse sono state accuratamente ripristinate nella veste prevista da Donghi, celata sotto vari strati d'intonaco. Un importante contributo per il recupero di uno dei più importanti teatri storici veneziani, finalmente restituito alla città e capace di 900 posti, è stato fornito dall'associazione Amici della Fenice, che ha provveduto al restauro conservativo del magnifico sipario, opera di Giuseppe Cherubini (1919) arricchito da fili d'oro e d'argento.

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